Un partito educatore Il voto utile per eleggere parlamentari inutili di Francesco Nucara Tempo fa scrissi, su queste colonne, e rilasciai una dichiarazione al "Corriere della Sera", che dopo le elezioni del 2013 le sigle dei partiti in campo sarebbero scomparse. Di fatto così è stato. Procediamo con ordine. Il PDL è finito e si ritorna, molto probabilmente, all’originario progetto di Silvio Berlusconi: la cosiddetta Casa della Libertà, con al centro una nuova Forza Italia e per contorno i partiti satelliti. FLI non esiste più. La cosiddetta Destra, erede del MSI e poi di Alleanza Nazionale, si è scomposta: Storace, Meloni, Alemanno, Forza Nuova etc etc, e difficilmente si ricomporrà sotto qualche sigla. Scelta Civica di Monti ha esaurito l’iniziale spinta propulsiva, cui anche i repubblicani avevano partecipato, e si è frantumata, prima sotto il maglio delle cabine elettorali, e poi con i quotidiani litigi tra gli aficionados di Montezemolo e quelli di Casini, e tra gli ex margheritini originari (Dellai) e gli eredi della comunità di Sant’Egidio. Sono finiti al macero anche Ingroia, che per la verità era una novità nello scenario elettorale, e l’IDV di Di Pietro. Si è imposto prepotentemente Beppe Grillo con il M5S, ma come si è visto sono voti e rappresentanze parlamentari congelati. Resta il PD. Per ora c’è solo la sigla, visto che nei comuni più importanti governano uomini di estrema sinistra. Quelli iscritti al PD, sono contestatori dell’attuale e della precedente segreteria: Marino a Roma, Emiliano a Bari, Renzi a Firenze etc etc.Si sono rivisti gli eredi di Rifondazione comunista sotto la sigla di SEL. Ciò dimostra che, se imposti una politica, si possono aggregare elettori e si ritorna in Parlamento con tutti i crismi. Prima la politica, ovviamente, e poi le alleanze. Si presenta il caos assoluto. Alle porte della prossima campagna elettorale per le Europee probabilmente la cosa si ripeterà e si aggraverà anche al prossimo rinnovo del Parlamento. Il caos si alimenterà, ovviamente, con la legge elettorale vigente e con il richiamo al voto utile per eleggere parlamentari inutili. I partiti organizzati, di fatto, non esistono più. Il problema vero non è l’esistenza o meno dei partiti. Il problema sta nel trovare organizzazioni che possano adempiere al dettato costituzionale dell’articolo 49. Altro motivo per cui l’esistenza dei partiti è "necessaria" è la selezione della classe dirigente. L’idea di Silvio Berlusconi di annullare totalmente l’organizzazione - partito è dannosa quanto pericolosa. Un uomo solo al comando. Ma non è più tempo di superuomini…semmai lo è stato. In questo mare magnum di confusione si deve muovere il piccolo Partito Repubblicano che, ancorché nel continuo solco della tradizione, è sempre riuscito a rinnovarsi e a rilanciarsi. Certamente di periodi bui se ne sono attraversati tanti, ma abbiamo sempre trovato la forza per rinascere. Qualcuno ha scritto che ormai è definitivamente cancellata l’idea novecentesca del "partito educatore". Noi siamo convinti, invece, della necessità di questa funzione. Aborriamo l’idea del partito-sondaggio che parla alla "pancia" del popolo, invece che alla sua testa. In fondo i Repubblicani sono tutti un po’ mazziniani ed "educare" il popolo è un compito che sentono nel loro DNA. Se potessimo dare un’immagine geometrica della situazione politica attuale e del ruolo dei partiti, diremmo che la stessa politica è il frutto delle linee di inviluppo generate dai partiti. Le linee di inviluppo dei partiti sono supportate da una legge elettorale che, così come è combinata, non solo non consente di scegliere l’eletto più gradito, ma neppure il partito al quale con maggior convinzione si vorrebbe dare il proprio consenso. Da sempre il Partito Repubblicano è stato permeabile agli interessi dei cittadini, di tutti i cittadini, avendo come pietra miliare l’interclassismo. Esso deve adeguarsi alla nuova realtà sociale, che non è più quella di Cattaneo e di Mazzini, ma è probabilmente in gran parte quella espressa dalla globalizzazione internettiana. Non bisogna però confondere gli strumenti di diffusione della idee con il contenuto delle stesse! E’ alla loro validità ed è alla loro crescita che il nostro Partito deve continuare ad applicarsi, non alla loro disgregazione e all’attentato dell’unità stessa della nostra ragione di essere. Si può essere pro o contro i partiti e i loro rituali, ma non si è mai visto un leader che ha avuto successo dopo aver abbandonato il partito in cui era cresciuto. |